Un lungo e sentito applauso all’Italia Under 21 di Devis Mangia: va bene, il 4-2 patito contro i pari età della Spagna nella finale dell’Europeo di categoria, brucia e non potrebbe essere altrimenti, ma la partita di Gerusalemme non ha fatto altro che confermare la differenza abissale tra qualsiasi selezione Under 21 in giro per l’Europa (e nel mondo) e quella delle Furie Rosse, una squadra che da anni, e non solo con i “piccoli“, fa storia a sé. Perciò l’Europeo d’Israele consegna agli azzurrini una medaglia d’argento che sa tanto di vittoria, rimanendo le splendide qualificazioni con annesso play-off (contro la Svezia), il girone superato subendo un solo gol (su rigore) e il successo prestigioso contro l’Olanda nelle semifinali. L’atto conclusivo è un’altra storia, favoriti erano alla vigilia gli iberici e nettamente superiori sono risultati sul rettangolo verde: netta, imbarazzante, impressionante la differenza fra le due squadre, e nonostante il sacrosanto ottimismo della vigilia, non poteva che essere così.
Lo dimostreremo di seguito analizzando, uno per uno, i quattordici giocatori allenati da Julen Lopetegui che sono scesi in campo nella finalissima; una partita al martedì e per di più alle 18 magari non sarà stata seguita da grande pubblico, perciò pare utile spiegare ai meno attenti che tipo di squadrone ha vinto il titolo (bissando tra l’altro il successo di due anni fa in Danimarca). Prima però di lanciarci dettagliatamente nella disamina, è bene fare due osservazioni: la prima, probabilmente molti di questi baby spagnoli fra 4-5 anni saranno già in fase discendente della carriera e dunque non sfonderanno a pieno (ma ne dubitiamo), la seconda, è vero che con El Shaarawy, Balotelli e De Sciglio (tutti eleggibili per la squadra di Mangia) sarebbe stata un’altra storia, ma se la Spagna può schierare cotanta bontà in Under 21 è perché evidentemente non occorre per la Nazionale maggiore. E quindi, seguendo il ragionamento logico, tutto ciò vuol dire che le Furie Rosse impegnate in Confederations Cup in questi giorni sono davvero davvero di un altro pianeta. D’altra parte, solo un anno fa ci umiliavano a Kiev.
Bando alle ciance, vediamo dunque chi ci ha “asfaltato” ieri pomeriggio, fermo restando l’obbligo di ribadire i complimenti ai nostri giocatori come detto in cima. Perché, come potrete leggere, il curriculum di questi giovanotti spagnoli è mostruoso: altro che difesa formata da cinque giocatori di Serie B (Novara, Brescia, Verona, Grosseto e Empoli, fermo restando l’Europeo egregio esclusa la finale), la stella panchinara a Napoli e il solo Verratti, per altro poco incisivo in questi Europei, ad aver giocato una partita di Champions League.
David De Gea
Portiere titolare del Manchester United da due stagioni, dopo aver spiccato il volo nell’Atletico Madrid ha preso l’eredità di Van Der Sar è ha subito vinto: nella sua bacheca, senza considerare la nazionale, campeggiano già 4 prestigiosi titoli (Europa League e Supercoppa Europa coi colchoneros, campionato e supercoppa coi Red Devils, tutti da protagonista), e ha saputo pure rialzarsi quando le sue prestazioni non eccelse parevano favorire il collega Lindegaard, titolare per un breve periodo e di nuovo dodicesimo quando De Gea ha convinto definitivamente Sir Alex Ferguson.
Martin Montoya
Classico canterano del Barcellona, è un classe ’91 che già da tre anni gravita attorno alla prima squadra blaugrana col quale ha giocato quasi 30 partite sia in patria che in Europa segnando anche due gol (al Bate, nel 2011, e al Maiorca, nell’ultima giornata di Liga). Come per De Gea, anche lui è alla seconda vittoria di un Europeo con l’Under 21 dopo il successo di 24 mesi fa.
Marc Bartra
Ecco un altro baby Barça, difensore centrale che nella stagione appena conclusa ha giocato da titolare ben sei partite di Champions League (le due col Celtic, oltre ai quarti e alle semifinali contro rispettivamente Psg e Bayern); esordì in blaugrana a 19 anni ormai tre anni e mezzo fa contro l’Atletico Madrid, segnò il suo primo gol a 20 anni, contro il Malaga.
Inigo Martinez
Basco del ’91 quest’anno ha fatto la fortuna (non da solo, chiaramente) della Real Sociedad, squadra di San Sebastian arrivata quarta in campionato e dunque qualificata ai preliminari di Champions. Nell’autunno del 2011 si parlò tantissimo di lui in Spagna: a settembre, proprio con la maglia dell’Under 21, fece un autogol a De Gea con un tacco da 30 metri; un mese dopo segnò all’Anoeta quello che molti definirono il gol più bello visto in un derby basco (contro l’Athletic Bilbao) dalla lunga distanza; a novembre segnò al 90esimo contro il Betis Siviglia il gol vittoria, un tiro – manco a dirlo – da 63 metri. E’ un centrale di difesa, solidissimo.
Alberto Moreno
A dicembre ha rinnovato il contratto col Siviglia fino al 2015, squadra della sua città e con cui ha giocato fin da piccolissimo: è un terzino sinistro del 1992 (compirà 21 anni a luglio) che quest’anno ha collezionato 15 gettoni di presenza col club andaluso (e 19, con 3 gol, col Siviglia II che gioca nella terza serie spagnola). E’ il meno famoso e non ha molta esperienza, ma gravitare (e giocare) in pianta stabile nel Siviglia sarebbe una notizia dalle nostre parti.
Koke
Un potenziale fuoriclasse. Centrocampista che si muove tra le linee, nonostante sia nato nel 1992 è già un calciatore fatto e finito; gioca nell’Atletico Madrid ed è titolare indiscusso (quest’anno terzo posto e tre gol messi a referto), coi biancorossi della capitale ha vinto da protagonista la scorsa Europa League e, più in generale, sono tre anni che si fa vedere, con risultati notevoli, dalle parti del Vicente Calderon. Ha già 5 trofei in bacheca (4 continentali e una Coppa del Re, quella vinta quest’anno nel derby), la sua clausola rescissoria è di ben 12 milioni di euro.
Asier Illarramendi
Ventitre anni e una stagione, l’ultima, che l’ha consacrato con la maglia della sorprendente Real Sociedad; imprescindibile nel centrocampo del tecnico dei baschi Montinier, ha giocato praticamente sempre diventando un idolo all’Anoeta e concludendo il campionato al quarto posto. Anche in Isreale ha confermato la sua crescita: non troverà la porta ma ha una solidità in mezzo al campo spaventosa, risultando il classico mediano di rottura abbastanza atipico per quanto concerne i canoni prettamente spagnoli.
Thiago Alcantara
Tre gol in una finale bastano e avanzano per far capire quanto sia forte il capitano dell’Under 21 spagnola. Nato in Salento, è figlio del Mazinho che si vide a Lecce a fine anni ’80, il suo nome è ormai noto a tutti gli appassionati di calcio: prodotto tra i più talentuosi del vivaio del Barcellona, è il classico centrocampista di stampo iberico. Bravo negli inserimenti, splendido palla al piede, doti carismatiche e di leadership, nonostante la giovane età ha già dimostrato il suo meritato valore ed è considerato l’erede naturale di Xavi: ha già vestito 101 volte la maglia del Barça (quest’anno la numero 11) in tutte le competizioni, segnando 11 reti.
Cristian Tello
Ecco un altro bocconcino in salsa blaugrana; in realtà il Barça, che pure lo aveva cresciuto, se l’era fatto soffiare dai cugini cittadini dell’Espanyol, ma nel giugno 2010 rimediò all’errore di valutazione riportandolo al Camp Nou. Tra gli attaccanti di Lopetegui è forse il meno famoso, ed è tutto dire se è vero che questo ragazzo neanche 22enne ha già messo a referto 15 gol in partite ufficiali del Barcellona, reti per altro realizzate nelle tre maggiori competizioni disputate (Liga, Coppa del Re e, non ultima, Champions League, dove ha timbrato il cartellino in tre occasioni contro Bayer Leverkusen e Spartak Mosca). Due settimane fa è arrivato in Israele con in tasca sette gol, quelli fatti in Liga col Barça.
Alvaro Morata
Alzi la mano chi conosceva il nome di questo centravanti prima dell’Europeo: in pochi, tra loro i tifosi del Real Madrid e soprattutto José Mourinho che quest’anno gli ha dato non poca fiducia. Complici le prestazioni egregie con la seconda squadra, che gioca in Segunda, il tecnico lusitano è spesso ricorso a lui in un attacco in cui le alternative di certo non gli sarebbero mancate. E Morata ha ripagato la fiducia dello Special One con due gol, uno decisivo a cinque minuti dalla fine sul campo del Levante, e tanta generosità. In Israele un gol ogni partita, fino alla finale: è rimasto a secco a Gerusalemme ma ha fatto penare la nostra retroguardia.
Isco
Il punto di riferimento del gioco del Malaga, la stella dell’Under 21 spagnola, il giocatore con più talento: dopo aver letto la scheda di tutti questi campioncini, viene naturale pensare che allora questo trequartista deve essere proprio di un altro pianeta. Nato il 21 aprile del 1992 a Benalmádena, porto del sud del Paese, venne prelevato dagli andalusi per 6 milioni di euro dal Valencia due anni fa (dunque a 19 anni). In due stagioni alla Rosaleda ha confermato il suo potenziale, giocando sempre e bene, facendo gol preziosi e risultando in men che non si dica uomo mercato tra i più costosi del panorama europeo. Un esempio della sua bravura? Riguardatevi il gol segnato in semifinale alla Norvegia.
Durante la partita sono entrati in campo anche Ignacio Camacho, da tre anni pilastro della mediana proprio del Malaga di cui è ovviamente titolare, Rodrigo, cugino di Thiago Alcantara e centravanti principe di questa Under 21 in termini realizzativi (gioca nel Benfica col quale in due anni ha segnato 26 gol di cui uno pure in Champions al Basilea) e infine Iker Muniain, che meriterebbe un approfondimento a parte (ci limitiamo a ricordare che a 21 anni ha già giocato 159 partite ufficiali nell’Athletic Bilbao, ha segnato 22 gol – è un’ala sinistra strepitosa – e nonostante abbia vinto due Europei Under 21 ha ancora un’età per cui potrebbe giocare il terzo). Insomma, tutto questo scrivere per sottolineare quanto detto poc’anzi: niente di personale contro i pur buoni Fausto Rossi o Ciro Immobile, ma come avrebbero potuto vincere questa competizione sapendo che vi partecipava anche una selezione di fenomeni?
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